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articolo di Martina Ginosa e Laura Graziano
Lo shintō non ha una vera e propria letteratura religiosa, ma i racconti dell’origine divina dell’arcipelago sono stati raccolti, secondo la tradizione, da uno studioso chiamato Ono Yasumaro dando vita al testo più prestigioso che narra “età dei kami”: il Kojiki (712 d.C.)
Il testo, commissionato nel 681 d.C. dall’imperatore Tenmu, ha uno scopo fortemente politico, ovvero quello di affermare la supremazia del clan Yamato su quella del clan Izumo, anch’esso di discendenza divina.
I primi capitoli sono quelli più legati alla religione e cominciano con la narrazione dell’origine del cielo e della terra grazie all’agire dei primi cinque kami della Pianura dell’Alto Cielo (universo/sistema solare) . Ame no Minakanushi no kami, una volta che apparvero altri kami, ordinò al principio maschile Izanagi (“colui che invita”) e al principio femminile Izanami (“colei che invita”) di creare il mondo. Così le due divinità si posizionarono sul Ponte fluttuante del cielo, calarono la lancia al di sotto delle nuvole, nel fango primordiale, e nel ritirarla fecero cadere delle gocce di limo che diede origine al Onogoro (qualcosa che ruota su se stesso) interpretabile come mondo o come Giappone.
Il racconto prosegue con la discesa di Izanagi e Izanami sulla terra e con la loro unione dalla quale nacque una prima creatura molto debole, priva di ossa, chiamato Hiruko (“bambino-sanguisuga”) che venne abbandonato in mare su una barca di canne. Le due divinità interrogarono allora gli altri dei per capire cosa fosse andato storto nel rituale e la risposta fu: “Il concepimento di Izanami non è andato bene perché nel vostro incontro la donna ha parlato per prima. Ripetete la cerimonia nuziale ancora una volta e che l’uomo parli per primo”.
Izanami e Izanagi seguirono le indicazioni degli dei e ripeterono la cerimonia. Dalla loro unione nacquero moltissimi kami, ma al momento della nascita del dio del fuoco Izanami si ustionò il ventre e morì. Izanagi si dolse a tal punto che la seguì nel Paese dei morti, lo Yomi-tsukuni. Nell’oscurità Izanami chiese al fratello di non guardarla vergognandosi troppo del suo nuovo aspetto, ma Izanagi disobbedì. La dea allora lo rincorse fino all’uscita della grotta che conduce al regno dei morti e quando Izanagi chiuse l’entrata con una roccia, ella gli disse: “Mio augusto fratello, giacché tu mi hai disonorata, ogni giorno i miei spiriti verranno sulla terra e strangoleranno mille uomini”. A questo il dio rispose con una promessa: “Graziosa sorellina, se tu farai così, in un sol giorno io genererò mille e cinquecento uomini”. Da questo giuramento nacque l’alternanza di vita e morte che ancora oggi caratterizza il ciclo della terra.
Un aspetto che caratterizza le varie versioni del mito è che la morte sia l’impurità assoluta. Per questa ragione Izanagi, una volta uscito dagli inferi, provvide subito a purificarsi attraverso il rito dei sacri lavacri. Da ogni parte del suo corpo e delle sue vesti ebbero origine diversi kami, ma i più importanti furono: la dea Amaterasu-o-mikami, nata dall’occhio sinistro, il fratello Tsuki-youmi-no-mikoto, che si creò dall’occhio destro, e, in fine, Susano-o-no- mikoto, che uscì dal naso del padre.
Amaterasu, dea del sole, ebbe come regno la Pianura dell’Alto Cielo e ricevette in dono la collana di pietre ricurve di Izanagi. Tsukiyoumi divenne dio della Luna e della Notte, mentre a Susanoo il padre diede il compito di governare la pianura del mare, visto il temperamento burrascoso del figlio.
Tuttavia il capriccioso dio non fu riconoscente per il dono datogli da Izanagi e venne bandito dal mondo dei kami.
Prima di andarsene Susanoo decise di creare scompiglio tra gli dei e, dopo diversi tentativi, riuscì a umiliare la sorella scorticando il Cavallo Pezzato del cielo e gettandolo nella casa dove lavorava la ricamatrice di Amaterasu, provocando la morte della donna.
A questo atto la dea non riuscì a controllarsi e si chiuse in una grotta portando via la luce dal mondo. Allora il dio fabbro forgiò un enorme specchio da porre davanti alla grotta, la dea della danza cominciò a ballare coinvolgendo tutti i kami e travolta dalla frenesia si spogliò. Le risate delle divinità giunsero alle orecchie di Amaterasu che, incuriosita, sbirciò fuori dalla grotta e vide il suo riflesso nello specchio. Pensando di essere stata sostituita da un’altra divinità del sole uscì e venne presa da Taji-kawa-o, un dio molto forte, riportando così la luce sulla terra.
Le ottanta divinità si arrabbiarono molto con Susanoo per le malefatte da lui compiute e lo esiliarono nel Paese Yamato. Susanoo cominciò a vagare per la terra e ad intrecciare la sua storia con quella degli umani dando vita così al clan Izumo.
Gli anni trascorsero e nella Pianura dell’Alto Cielo Amaterasu decise che il suo primogenito, Oshi-o-mimi, avrebbe dovuto governare sulle terre Yamato. Tuttavia quando il figlio discese sulla terra la trovò già nelle mani del clan Izumo.
Amaterasu mandò allora il dio Ame-waka-hiko munito di arco celeste a domare la discendenza del fratello, ma questi si invaghì della figlia del re del Paese Yamato e disobbedì agli ordini della dea del sole.
Questo tradimento fu punito con la morte di Ame-waka-hiko e al suo posto il Cielo mandò due dei: Take-mi-kazuchi, di grande forza fisica, e il suo compagno Ame-no-toribune. I due kami si recarono al cospetto di O-kuni-nushi, discendente di Susanoo e lo sfidarono a una prova di forza, il vincitore avrebbe deciso il regnante del Paese Yamato. La forza di O-kuni, sebbene grande, non poteva paragonarsi a quella di Take-mi-kazuchi, e la sfida fu vinta dal Cielo.
Amaterasu chiamò allora suo figlio Oshi-o-mimi per donargli la terra, ma lui declinò l’offerta in favore di suo figlio Ninigi.
“Questo Paese di Yamato, la pianura sotto il cielo, è il Paese che tu governerai” disse la dea al nipote consegnandoli i tre tesori divini (la collana di pietre ricurve, lo specchio e la spada, avuta in dono da Susanoo) come segno dell’investitura celeste.
Si narra che Ninigi, una volta sceso in terra, abbia incontrato il signore della grande montagna che gli propose in matrimonio le sue due figlie: la prima bella come un fiore appena sbocciato, la seconda brutta come la roccia spaccata.
Ninigi decise di tenersi la prima e di rimandare indietro la seconda, ma il padre delle fanciulle, offeso per il rifiuto, gli disse: “La ragione per cui ti avevo offerto entrambe le mie figlie era chiara. La principessa Kamu-ata-tsu-hime ti avrebbe reso rigoglioso come un fiore, la principessa Iwa-naga-hime ti avrebbe reso immutabile come una roccia. Avendo scelto la minore e rimandato indietro la maggiore, la tua vita sarà splendida, ma transitoria, così come sono instabili i fiori degli alberi”.
Dal matrimonio tra Ninigi e Kamu-ata-tsu-hime nacquero tre figli, uno dei quali fu il padre del nobile Jinmu-tennō, fondatore della dinastia del Crisantemo, tuttora regnante in Giappone.
L’imperatore è quindi un discendente divino e i tesori celesti sono il simbolo del suo mandato. Tuttavia, poiché Ninigi scelse la principessa bella come un fiore, ancora oggi gli imperatori pur essendo divinità sono soggetti al tempo e alla morte.
Fonti:
S.Vecchia, Lo Shintoismo, Xenia edizioni 2007