Afghanistan Khiber knife o la daga del Khyber

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John Burke, 1843 - 1900 - Khurd Khyber Pass - Getty Museum, Los Angeles
Digital image courtesy of the Getty's Open Content Program

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articolo di Vanna Scolari Ghiringhelli

Addirittura il 1969! ed eravamo seduti su un bus afghano sgangherato, con le panche al posto dei sedili e un autista guercio che abbandonava il volante ad ogni segnalazione di “morto per incidente” o di cimitero musulmano per fare una breve preghiera, incurante dei micidiali tornanti del Khyber Pass. Mentre io chiudevo gli occhi dalla paura, gli altri passeggeri di questa “linea Kabul-Peshawar-Kabul” ridevano felici e contenti. Quando si è in Oriente, tutto è molto relativo.

In compenso stavamo attraversando niente di meno che il passo Khyber –Khaibar-, tra l’Afghanistan e il Pakistan, un passo maledetto che segnava e segna la Northwest Frontier, la famosa Frontiera di Nord-Ovest e mentre mi tenevo stretta alla panca, non potevo fare a meno di pensare a tutte le orde che lo avevano attraversato: gli Arii nel 1500 a.C (forse); le truppe greche che, mentre Alessandro Magno entrava in India dal nord, attraversavano il Khyber verso il Panjab, la terra dei 5 fiumi; gli Sciti –Śaka – nomadi dell’Asia centrale guidati da Maues, il primo scita a conquistare il Panjab; i Kushana- Yüeh-chih, nomadi indoeuropei  il cui più grande sovrano Kaniska governava il suo impero da Peshawar, la città che domina il passo- the Gate to  Khyber Pass; gli Unni – Hsiung-nu – Hūna – grandi razziatori nomadi, anche loro dell’Asia centrale, che con il condottiero Toramāna strappano il Panjab al grande impero indiano dei Gupta;  i turco-afghani al comando di Mahmūd di Ghazni conosciuto come “Spada dell’Islam” che ogni inverno scendeva dall’Afghanistan nelle pianure del Panjab a saccheggiare le città indiane di donne e gioielli e a distruggere templi hindu ;  i feroci turchi Ghūridi di Muhammad di Ghūr – Mhd. Ghori - che con le balestre potevano scagliare frecce durante il galoppo, tenendosi ben stretti alla sella con staffe ferrate; nel 1398 le armate asiatiche di Tamerlano – Timur-i-lang, Timur lo zoppo –che distruggono e saccheggiano la Vecchia Delhi e in più, si portano via 10.000 schiavi.Si dice che quando Timur se ne andò…neppure un uccello si muoveva…; ed infine Bābar – la Tigre – (1483-1530), discendente di Timur da parte di padre e da Gengis Khan da parte di madre, che cala in India e fonda il grande impero Mughal, un imperò che durerà fino al 1857, anno in cui gli inglesi mandarono in esilio l’ultimo imperatore, Bahadur Shah.
Parlando di Bābar, ho detto “ed infine” benché in realtà dovrei aggiungere gli inglesi che passarono il Khyber per la 1°, 2°, e 3° guerra anglo-afghana (1839-42; 1878-79; 1919), ma faccio finta di niente, non vorrei che si offendessero, visto che ho parlato di “orde”…In più, dovrei elencare chi usa il passo di questi tempi, ma penso che non ce ne sia bisogno perché tutti conosciamo la situazione attuale dell’Afghanistan e del Pakistan.
Ma c’è un passaggio, invece , che non posso tralasciare ed è quello importantissimo del Buddhismo che dall’India arriva in Afghanistan attraverso il Khyber, senza armi nè battaglie, come nel resto dell’Asia. Lascia segni indelebili che nemmeno la perdita dei Buddha di Bamiyan può cancellare. 

Khyber Pass
fonte: Wikimedia Commons

Quando siamo passati noi alla fine degli anni ‘60, certo gli Unni non c’erano più, ma c’erano pur sempre i briganti, i banditi, i commercianti d’armi e di droga e i villaggi  fortificati, dominio esclusivo di varie tribù e ci sono ancora adesso. 
 Nella zona del Khyber, chiamata Khyber Agency, un’area di 991 miglia quadrate, vive la tribù degli Afridi, noti come “coloro che controllano il passo”. Infatti tutti i conquistatori dovevano venire a patti con loro se volevano attraversarlo.
Tanto per dare un’idea, fino a non molti anni fa, era Haji Ayub Afridi, “warlord” e “drug baron”,signore della guerra e  barone della droga, a controllare il passo ed essere a capo della Khyber Agency.  Haji è il titolo che si da a coloro che hanno fatto il pellegrinaggio alla Mecca e ad Ayub Afridi, oltre ai precedenti titoli,  aggiungerei  quelli di “uomo chiave” durante la guerra di resistenza afghana all’invasione russa  e di “uomo politico”, ricoprì, infatti,  una carica importante durante il governo di Banazir Bhutto e per di più gli americani si appoggiarono a lui per le loro manovre, non proprio cristalline, nel 2001.  Haji Ayub , abitava lungo la via che da Peshawar porta al passo, a Landi Kotal,  in una casa fortificata di 100 stanze e con 2000 guardie armate, (di cui 100 cecchini) considerata inviolabile, era il famoso Castle Afridi, castello che gli fu confiscato nel 2006.
Ayub Afridi era , naturalmente, anche il capo della tribù Pashtun degli Afridi, divisa in 8 clan e dedita da tempo immemorabile ad attività illecite come attaccare le carovane dei mercanti, un tempo e anche oggi, contrabbandare eroina, hashish e merci straniere, dedicarsi ai rapimenti per richiedere il riscatto. Gli Afridi sono di pelle chiara, di bell’aspetto, vivono sparsi nella zona dell’Agency e hanno  fama di essere dei formidabili guerrieri, anzi erano definiti come i più addestrati al mondo per agire nelle scaramucce. Portavano (portano? e oggigiorno portano sicuramente qualcosa tipo l’AK-47 Kalachnikov) infilato alla cintura, a fascia, la più celebre e tipica arma della zona, la loro arma “nazionale”, il Khyber knife, insieme alle tribù Pathan e Ghilzai. 

Khyber knife coll. Ghiringhelli
collezione Ghiringhelli - foto di Pietro Notarianni

Khyber knife o daga di Khyber con fodero
fonte: Wikimedia Commons

Il KYBER KNIFE, DAGA del KHYBER, chiamato anche Afghan knife, Charas, Charay, Churra oppure con il suo nome turco Salawar Yatagan, come si può ben immaginare dopo il preambolo che ho fatto, a solo guardarlo fa attorcigliare le budella. I soldati britannici in servizio alla North West Frontier Province -NWFP- durante la dominazione inglese in India, lo consideravano l’arma più odiata e messaggero di brutta e rapida morte.  
E’ una daga con una lunghezza che va, di norma, dai 35 ai 76 cm, ma può raggiungere anche gli 86 cm, usata per il combattimento ravvicinato e spesso fabbricata a Peshawar (o forse tra le colline tra Peshawar e Kohat, zona in cui abita il clan Adam Khel degli Afridi e dove attualmente sono localizzate le più importanti fabbriche d’armi da fuoco?)
La lama è diritta, pesante, a un filo solo e si restringe gradualmente  verso la punta. E’ di sezione a T e molto larga al tallone,  il dorso e il filo sono di sovente lucidati a specchio. E’ sempre di ottima qualità e spesso in damasco, può presentare  piccole scanalature, leggere incisioni o agemina in oro.
E’ una lama che incute spavento. 
L’impugnatura è senza guardia e termina a piccolo becco di pappagallo, è in corno, osso o avorio, formata da due guancette rivettate al codolo piatto; la parte inferiore è in acciaio lavorato oppure liscio e lucidato. Sulla parte alta terminale sporge un piccolo puntale oppure un anello in metallo lavorato. 
Il fodero in legno è ricoperto di pelle nera e può essere semplice o con finiture in argento o ageminate in oro, in genere è molto lungo e arriva a coprire buona parte dell’impugnatura. La pelle si presenta liscia o leggermente stampata.
…una sorta di strumento tagliagola di cui ogni afghano è armato…scriveva un ufficiale britannico dell’800 in una lettera al padre, tentando di descrivere il Khyber knife!

mappa con il Khyber Pass
fonte: Wikimedia Commons

Area: 
Asia meridionale
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