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L'intervento riguarda la Transcaucasia vista attraverso gli occhi di uno scrittore di Baku, Lev Nussimbaum, noto con gli pseudonimi di Essad Bey e Kurban Said (Baku o Kiev, 1905 – Positano, 1942). Nei suoi libri si fa cantore del Caucaso, come di un mondo favoloso e arcaico, lontano dalla modernità, sospeso tra Europa e Asia, Un mondo violento dove avvengono rapimenti, faide, vendette di sangue, abitato da feroci daghestani, bellissime circasse, eunuchi e harem. Un mondo però che rispetta la diversità, dove l’ospitalità è sacra e capace di convivere con l’eccesso. Incuneati nelle profonde valli del Caucaso si trovano come relitti delle mareggiate i resti di tutte le ondate di popoli, lingue, religioni e culture che nei secoli si sono spostate da est a ovest e da ovest a est: “Nei millenni della storia percorsero l’Aserbeidgian conquistatori stranieri, in cerca della strada verso l’Europa e verso l’Asia. Residui di popoli stranieri furono ricacciati nei monti, e ancora oggi formano isolotti etnografici nel mare degli attuali abitanti”.
Massimo Libardi del Centro Studi dell'Azerbaigian, è il responsabile del Sistema Culturale Valsugana Orientale e del Servizio Cultura del Comune di Borgo Valsugana. Laureato in filosofia all’Università Statale di Milano, è stato tra i fondatori del Centro studi per la filosofia mitteleuropea ed è membro dell’Associazione italiana di germanistica, della Società trentina di scienze storiche e del Centro studi sulla storia dell’Europa orientale. Collabora alle riviste Archivio trentino, Altre storie e CSSEO-Working Papers.