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ritratto di ritratto di Shah Jahan (1592-1666)
articolo di Rosella Morelli
foto di Rosella Morelli e Bruno Gentili
Tutti coloro che hanno un interesse personale per l’India e la sua storia non dovrebbero perdere la mostra “The Great Mughals: Art, Architecture and Opulence” visibile al Victoria and Albert Museum di Londra, visibile fino al 5 maggio 2025.
Un' impressionante raccolta di testimonianze del momento più glorioso della dinastia Moghul soprattutto durante i regni dei suoi più importanti imperatori: Akbar, Jahangir e Shah Jahan.
Questa grande mostra celebra l'età dell'oro della corte Moghul (1560-1660 circa) in cui, oltre alla stabilizzazione del governo, si diede il più impressionante impulso alle arti, con una straordinaria produzione creativa e la formazione di una cultura che al tessuto tradizionale tipicamente locale seppe incorporare elementi del mondo esterno, influssi e abilità di grandissimo rilievo.
L'importanza dei Moghul, sin dal loro inizio sotto il governo di Akbar, è stata la connessione e l'interazione con culture vicine, l'assorbimento di elementi specie dal mondo persiano, l'accettazione di influenze e prodotti di altri paesi con un sincretismo e un'apertura che influenzerà la splendida qualità di alcuni manufatti.
Non sorprende se pensiamo che il giovane Akbar al momento della sua ascesa al trono a soli 13 anni dopo la morte del padre Humayun ha avuto come maestro l'aristocratico iraniano Bayram Khan, che deve averlo educato a discernere la bellezza e aiutato a espandere il suo territorio. Con la conquista di nuovi regni, artisti e artigiani provenienti da molte regioni diverse entrarono nelle officine reali portando stili distintivi ai monumenti, ai dipinti e ai manufatti creati per Akbar. Le loro differenti tradizioni si combinarono per produrre uno stile di arte per la corte radicalmente nuovo e in rapida evoluzione.
Numerosissime sono le immagini pittoriche e le miniature esposte nella mostra: all'inizio si vede con maggiore evidenza l'influsso dell'iconografia persiana con punti di vista dall'alto e minuziosità di dettagli nelle armi e nei tessuti, che si combina con un naturalismo nella pittura di animali e uccelli che appartiene alla tradizione hindu.
In alcune di queste pitture appaiono anche figure di stranieri, ben più modeste all'aspetto, spesso portoghesi di Goa, che incuriosirono il regnante. L'incontro con i gesuiti di Goa e i dipinti portati poi dalle successive missioni avvicinò la corte a immagini del mondo cristiano creando un effetto nella pittura Moghul: sebbene non ne sia seguita una vera prospettiva, alcune pitture acquistarono una profondità non conosciuta prima, di netta derivazione europea.
Ma la mostra non offre solo un ampio sguardo su preziose pitture. Nelle vetrine si ammirano altri manufatti come oggetti d'uso regale in oro con inclusioni di pietre preziose, con una finezza che solo abilissimi artigiani potevano raggiungere. Ciotole di metallo portano inscritti elementi calligrafici, e nelle armi si vede l'evoluzione di un altissimo livello di produzione. Pugnali e khatar, con fodero forgiato o tempestato di pietre preziose, testimoniano le grandi abilità raggiunte.
Forse uno degli oggetti che più colpisce è un bellissimo scudo del 1580-90 prodotto probabilmente come commissione speciale, forse fin dall'inizio inteso come dono diplomatico. La sua decorazione segue il tema di corte iraniano di razm o bazm (caccia e guerra) che si vede in diversi materiali come tessuti e lavorazioni in metallo. Su uno sfondo nero si snodano figurine ed immagini floreali realizzate in inclusioni di madreperla. La cosa per noi affascinante è che lo scudo, come dice la didascalia, entrò nell'armeria del Gran Duca Ferdinando I de Medici il 31 ottobre 1599 ed è ora di proprietà del Museo del Bargello di Firenze. Non sembra sapersi di più dell'oggetto in sé. Certo che la delicatissima lavorazione e la bellezza della fattura deriva dalle abilità di artigiani del Gujarat, che dominavano questa arte e arricchirono le officine di corte, dopo la conquista di Akbar nel 1572 dell'indipendente Sultanato del Gurjarat, una regione estremante ricca con sofisticate tradizioni artigianali e un'enorme produzione tessile.
Elementi comuni e oggetti di grande ricchezza si susseguono anche durante i regni di Jahangir e Shah Jahan. Il primo, spesso dedito a lunghe assenze dalla capitale ufficiale per vivere in altre città del regno, aveva interesse per libri e pitture che raggiunsero il massimo della loro bellezza, il secondo, più affascinato dai monumenti, creò nuovi edifici e città consolidando l'uso di materiali nobili e l'inclusione nel marmo bianco di decorazioni floreali, con l'inserimento di pietre preziose, che ne divenne una nota distintiva.
Del periodo pochi sono i tessuti esistenti, anche se in mostra appare una giacca da caccia di seta riccamente decorata con finissimi motivi floreali. Ma i costumi Moghul si possono apprezzare nelle miniature in cui si coglie la presenza di ricchi ornamenti, eccesso di gioielli e abiti sontuosi, spesso coperti da teli di finissime mussole con una leggerezza e un tocco di estrema eleganza.
Le pietre preziose furono chiaramente uno degli interessi e utili maggiori del regno: spesso di provenienza da paesi lontani, come uno smeraldo dalla Colombia, non solo avevano dimensioni ragguardevoli ma in alcune, con abilissima tecnica, veniva inciso il nome del possessore, in questo caso l'imperatore, o altri elementi calligrafici.
Per la prima volta sotto Jahangir apparve la giada nefrite, di difficile lavorazione per la sua durezza, in cui si crearono anche oggetti di vasellame. Grande uso ebbe anche il cristallo di rocca e un pugnale di questo periodo ha l'impugnatura di cristallo di rocca a forma di testa di cammello con inclusioni di pietre preziose !
Questo il massimo splendore dei Moghul testimoniato da una serie di loro manufatti visibili alla mostra. In India altre testimonianze danno il senso della loro grandezza specie nel periodo di più alto splendore. Il Taj Mahal, voluto da Shah Jahan per la moglie defunta, è diventato il simbolo della loro cultura e dell'abilità di un mondo artigiano eclettico e raffinato. Gli artisti e gli stili di queste tre magnifiche corti hanno lasciato un’eredità duratura per i secoli successivi, in tutto il subcontinente e nelle arti del ricco mondo islamico.