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foto di Stefano Beggiora
articolo di Stefano Beggiora
«La lunga storia di quello che oggi è noto ormai universalmente come tattoo sembrerebbe affondare le sue radici nella storia coloniale, in particolare nel XVIII secolo, quando marinai e missionari s’imbarcavano per le Indie Orientali e attraverso gli oceani Indiano e Pacifico raggiungevano il lontano Giappone, esplorando le isole della Polinesia. Com’è noto, infatti, la definizione anglosassone deriva dall’espressione tatau (colpire/battere) della lingua polinesiana parlata nelle Samoa; questa è finita ormai per prevalere anche sul francese tatouage, quanto sull’italiano tatuaggio e su altri diversi nomi che comunque traducevano in Europa e in Nord America la semantica del fonema austronesiano (Gell A. 1993). In Occidente si tende invero a far risalire la diffusione dell’interesse per i tatuaggi agli avventurosi viaggi e alle scoperte del capitano James Cook (1728 -1779), che riportò nel vecchio continente una ricchissima documentazione artistica sugli usi e costumi delle popolazioni del Pacifico. Ma a ben vedere i tatuaggi esistevano in Europa già da molto prima, indubbiamente non così diffusi, ma comunque noti tanto nella modernità, quanto nel mondo antico.»
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Questo articolo è tratto dalla monografia Il corpo decorato: tatuaggi e rituali sulla pelle in Asia, pubblicata dal Centro di Cultura Italia Asia.
Qui puoi scaricare il sommario della monografia.
E' il terzo di quattro articoli dedicati alle nostre monografie.
Per ognuna di esse pubblicheremo un saggio e il sommario.
Se sei interessato ad acquisire la monografia puoi scrivere a tesoreria@italia-asia.it
foto Fulvio Biancifiori foto Giampietro Mattolin