L'Impero delle Luci

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Kim Young-ha (김영하)

L’IMPERO DELLE LUCI
Titolo originale: Pich’ŭi jeguk (빛의 제국)

Edizioni Metropoli d’Asia, Milano, 2013, (Edizione originale: 2006)

pp. 373, euro 16,30
ISBN: 978-88-96317-419

 

 


Sembra passata un’eternità dalla prima volta che la narrativa di Kim Young-ha ha fatto capolino in Italia; invece sono trascorsi appena sei anni. A cambiare è stata la temperie, anche grazie al lavoro pionieristico di piccole case editrici, che ha destato interesse nei confronti di un Paese e della sua letteratura spesso trascurati, ingiustamente. Kim Young-ha è stato fra i primi a beneficiare di questo interessamento editoriale; ne L’impero delle luci si cimenta con il tema per eccellenza, catalizzatore di timori, esca di fantasie ed oggetto di rimozioni nell’immaginario della Corea del Sud: il rapporto con il Nord.

Il protagonista, Kim Kiyŏng, è un uomo di mezza età che conduce una vita ordinaria: ha una moglie, una figlia, ed un lavoro non troppo faticoso che gli consente di garantire loro uno stile di vita da classe media. È soddisfatto della sua casa e delle sue cose e la mattina dalla quale prende avvio il romanzo inizia come tutte le altre, con una sensazione di controllo al volante della sua auto e della sua vita. Un messaggio abbandonato fra le e-mail di lavoro però scuote tutto quanto: un ordine di rientro al Nord. Kim Kiyŏng non è che la copertura di una spia inviata al Sud negli anni ’80 della cui esistenza però sembravano tutti essersi dimenticati. C’era stato un tempo in cui aveva un altro nome, un padre, ed una missione; ma era stato tutto messo da parte, coperto da più di un decennio di silenzio, dal continuo movimento di Seoul, dalla perdita di fede nella visione socialista di “paradiso dei lavoratori”. Ora Kim Kiyŏng si trova con la sua tranquilla esistenza sull’orlo di un baratro, e con la sua persona, la sua identità, spaccata fra esigenze inconciliabili: lealtà nei confronti del Paese d’origine, benché non ne condivida gli obiettivi; attaccamento alla famiglia costruita al Sud, pur con tutti gli alti e i bassi. Un momento ha paura di essere rapito e riportato al Nord, in quello successivo immagina di trasferirvisi insieme a moglie e figlia. Una soluzione che ricomponga tutte le sue varie identità, tutte autentiche ma che non vogliono stare insieme, come pezzi sbagliati di un puzzle, sembra impossibile.

Ma il romanzo, che segue il dipanarsi degli eventi nell’arco di una sola giornata, non si limita a narrare le vicende di Kiyŏng: ci sono anche la moglie Mari, insoddisfatta dipendente di un concessionario d’auto, la figlia Hyŏnmi con il suo acuto senso di giustizia, una vecchia amica di Kiyŏng divenuta insegnante che gioca con l’idea di cambiare vita. Tutti, ciascuno a modo proprio, cercano una via di fuga dall’insieme di abitudini ed aspettative sociali da cui si sentono ingabbiati; o perlomeno, ne accarezzano l’illusione. Come a dire che non sono solo le spie venute dal Nord a dover fare i conti con una identità complessa, fatta di istanze contraddittorie ed anche di desideri irrealistici destinati ad essere per sempre frustrati.

L’alternarsi dei piani temporali, fra i ricordi di Kiyŏng e Mari ai tempi in cui si erano conosciuti, quelli delle fibrillazioni dei movimenti studenteschi universitari di sinistra, e la loro vita presente – socialmente integrata, florida e mansueta – apre inoltre lo spazio per avviare un bilancio di aspirazioni e realtà di una generazione che ha vissuto in prima persone le trasformazioni della Corea del Sud, da società spartana irrigidita da un regime dittatoriale a democrazia prospera e consumistica.

Le altre opere di Kim Young-ha edite in Italia sono la raccolta di racconti Che cosa ci fa un morto nell’ascensore? edito da ObarraO, mentre presso i tipi di Metropoli d’Asia all’inizio di quest’anno è uscito Ho il diritto di distruggermi.

 

Giuliana Lusso

 

 

Recensore: 
Giuliana Lusso
Area: 
Asia generale
Data pubblicazione: 
07/10/2014