Sicurezza e sviluppo: cinquant’anni di insorgenza maoista in India

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Pescatore nei pressi delle cascate Chitrakoot Waterfalls, Bastar District, Chhattisgarh (Wikimedia Commons, Shubhangi, own work, 11 luglio 2015)

L’anno 2017 segna cinquant’anni di attività del movimento maoista in India, uno dei conflitti a bassa intensità più resilienti del paese, nato dalla celebre rivolta rurale avvenuta a fine maggio del 1967 nel distretto di Naxalbari in West Bengal. Nell’epoca più recente l’insorgenza ha subito una profonda trasformazione rispetto al periodo delle lotte contadine degli anni ’60 e nonostante le significative perdite subite dai ribelli a seguito delle ultime operazioni militari e delle politiche di sicurezza adottate dal governo indiano, oggi la presenza del movimento maoista rimane consolidata soprattutto nelle aree orientali e centrali del paese, in un territorio caratterizzato da un’alta concentrazione tribale e da un’elevata densità di risorse minerarie e forestali. Questi spazi geografici, in cui si concentrano lotta armata, sfruttamento delle risorse e questione del diritto alla terra, rappresentano regioni periferiche storicamente lasciate ai margini dello sviluppo socio-economico del paese. Solo di recente tali zone hanno cominciato a rivestire un’importanza strategica per la crescita economica dell’India, nel contesto delle politiche di riforma di stampo neoliberista che dagli anni ’90 hanno portato a un graduale processo di integrazione dell’India nell’economia globale..
Il fatto che questo conflitto armato di matrice socio-economica, radicato in problematiche di giustizia sociale, sia riuscito a sopravvivere per cinque lunghi decenni in un confronto del tutto asimmetrico con lo stato, invita a un’ampia riflessione sul ruolo giocato negli anni dal movimento maoista, il cui corso nel panorama politico indiano continua a rimanere intrecciato alle attuali dinamiche di resistenza che su larga scala pongono in relazione cambiamenti sociali, protesta politica, globalizzazione e democrazia nella società contemporanee.

 

Denise Ripamonti - si occupa di conflitti armati e di politiche di sicurezza in Asia meridionale. Attualmente è dottoranda di ricerca presso l’Institute for International Conflict Resolution and Reconstruction (IICRR), School of Law and Government, Dublin City University (DCU) di Dublino, dove lavora a un progetto concernente la risposta dello stato indiano ai conflitti interni del paese. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente i fenomeni di violenza politica e il rapporto tra stato e società in India e in Asia meridionale.
Dopo aver approfondito lo studio della lingua hindi e delle dinamiche politiche e socio-economiche dell’India presso l’Università degli Studi di Milano conseguendo una laurea triennale in Mediazione Linguistica e Culturale (2004) e una laurea magistrale in Lingue, Culture e Comunicazione Internazionale (2007), si è specializzata in studi politici dell’Asia meridionale e in particolare nelle discipline riguardanti gli studi sui conflitti e sulla sicurezza nella regione. Dal 2008 al 2009 è stata visiting research student presso il Dipartimento di Relazioni Internazionali della Jadavpur University, Kolkata, grazie  al programma UniAMO per il perfezionamento all’estero nei paesi dell’Asia meridionale e orientale promosso dall’Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione Cariplo. Dal 2011 al 2013 è stata borsista ICCR (Indian Council for Cultural Relations) presso la Maulana Mohammad Ali Jauhar (MMAJ) Academy of International Studies dell’università Jamia Millia Islamia di New Delhi, dove nel 2016 ha conseguito un master di ricerca avanzata in Studi Internazionali. È membro del Centro di Cultura Italia-Asia e collabora con la redazione della rivista Quaderni Asiatici.

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Data: 
Lunedì, 21. Maggio 2018 - 18:00
Sede: 
Casa della Cultura – Via Borgogna 3, Milano MM1 San Babila
Ciclo: 
Asia che cambia
Relatori: 
Denise Ripamonti
Area: 
India