.
foto della collezione Ghiringhelli, anni 1970-80
articolo di Gemma D'Alessandro
Il dipinto è un magnifico esemplare di paubhā buddista della scuola recente (1970 -80) “Newar revival”, che si ispira a un’arte pittorica nepalese su carta e tela di origini ben più antiche, nota come Newar, e risalente al periodo tra il XIII e il XVII secolo. Il paubhā illustra quattro asceti cari al buddismo nepalese con le rispettive iṣṭadevatā (divinità d’elezione), due delle quali dalla forma terribile e due pacifiche. Essi sono (in senso orario da destra, in alto, rispetto allo spettatore) Putalipa, Naropa, Kumbharipa e Kambala, e appartengono alla classe degli ottantaquattro mahasiddha, i grandi maestri della meditazione secondo il buddismo Vajrayana, vissuti in India tra i secoli VIII e XII. Mahasiddha significa “grandi realizzati”, perché essi in virtù della loro straordinaria determinazione raggiunsero il Risveglio nel corso di una sola esistenza. Le rispettive iṣṭadevatā, Bhrikuti Tara, Vajrayogini, Tara e Yamantaka, sono disegnate nelle nuvole che sovrastano gli asceti. La nuvola rappresenta la coscienza dell’adepto e il suo collegamento con la divinità. Il dipinto è ricco di riferimenti simbolici che illustrano la vita e l’esperienza di questi quattro asceti secondo la tradizione buddista. La spiegazione dettagliata verrà pubblicata in un prossimo articolo della rivista .Quaderni Asiatici.