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foto dell'Archivio Storico del PIME di Milano
Susanna Marino e Stefano Vecchia hanno presentato il libro "Ainu: un popolo alla ricerca dell'indentità negata" nell'ambito della manifestazione BookCity Milano 2023.
Ecco un estratto dell'introduzione.
“Se qualcuno ha letto tanti libri e crede che noi siamo primitivi perché non ne abbiamo letto nemmeno uno, allora dovrebbe buttare via quei libri e cercarne una che dica che siamo tutti fratelli e sorelle e che abbiamo tutti lo stesso diritto di vivere”
Roy Sesana
Leader dei Boscimani del Kalahari Gana e Gwi
La cultura ainu è stata a lungo considerata come un relitto di tempi antichi ed è solo negli anni '90 dello scorso secolo che, grazie ad alcuni eventi legati alla sua promozione - tanto in Giappone quanto all'estero - l'attenzione su tale realtà etnologica e sociale si è fatta sempre più diffusa fornendoci nuove prospettive di studio e di analisi. La mutata percezione nei suoi confronti ha sollevato, cionondimeno, svariati elementi di contrasto che cercheremo di evidenziare attraverso un percorso cronologico. La lettura che andiamo a proporre si avvale perciò di molteplici punti di vista, strumenti di analisi e considerazioni di parte nel tentativo di fornire al lettore un ventaglio di prospettive il più ampio ed eterogeneo possibile.
Il termine Ainu significa in lingua autoctona ‘uomini, esseri umani’ e così, infatti, questo popolo definiva se stesso per distinguersi da tutti gli altri esseri viventi. I territori da loro abitati erano chiamati Ainumoshiri – ‘Paese degli uomini’ o Ishomoshiri ‘Paese della selvaggina’ – e corrispondono prevalentemente alle regioni settentrionali del Giappone, più nello specifico l'isola di Hokkaidō, le isole Kurili meridionali e la parte sud di Sakhalin, ovvero territori che sono entrati a far parte dell'Impero nipponico solo verso la metà del XIX secolo e che, fatta eccezione per l'Hokkaidō, sono poi divenuti territori sovietici al termine della II Guerra Mondiale. Queste precisazioni storico-geografiche sono importanti per comprendere come l'analisi che ci apprestiamo ad affrontare sia stata per lungo tempo inevitabilmente inficiata dalla mancata possibilità di auto-rappresentazione da parte della stessa cultura ainu.
foto dell'Archivio Storico del PIME di Milano