Angkor. Fasto e splendore dell'impero Khmer

Tra il IX e il XIII sec. l’Indocina vide sorgere uno degli imperi più potenti e affascinanti della sua storia: quello dei Khmer che, pur influenzati dall’India, seppero elaborare una cultura peculiare, di cui l’espressione più stupefacente sono i templi, uniche strutture costruite in materiale durevole - mattone e pietra -, poiché dimore degli immortali signori del cielo. Al di là della bellezza architettonica e plastica dei templi, è la loro collocazione ad accrescerne il fascino: ispirati ad un simbolismo cosmico volto a garantire la fertilità del suolo e la prosperità del regno, i palazzi degli dei vennero collocati al centro di specchi d’acqua, collegati fra loro da una rete di canali alimentata da un complesso sistema idrico. In tal modo la piana di Angkor, cuore dell’impero khmer, divenne la più grande fabbrica di riso del mondo antico. L’edificazione dei templi, strettamente rispondenti a norme magico-simboliche, convogliava le forze celesti sulla terra e trasformava il sovrano che ne era tramite in un’incarnazione della Divinità.

Affresco di una cultura affascinante, il libro si articola in tre sezioni: la prima ripercorre le tappe della parabola storica dalle origini fino alla caduta di Angkor nel 1431; la seconda delinea in una serie di capitoli il quadro della vita khmer, dai vertici indianizzati della corte fino al popolo delle risaie, esponendone i principali concetti religiosi, i miti più diffusi e la struttura sociale, dominata dalla potente figura del sovrano; la terza sezione propone numerosi itinerari archeologici, nell’odierno Cambogia e in alcune zone limitrofe della Thailandia e del Laos.

Il ricchissimo apparato iconografico offre una vasta panoramica dei momenti fondamentali dell’arte khmer, esemplare esplicitazione del credo di una élite che volle portare il cielo sulla terra e finì per sentirsi divina.

Curriculum di Marilia Albanese
 

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