.
La ritrattistica cinese ha origini molto antiche; i primi esempi conosciuti risalgono ad affreschi dei primi secoli a.C., e sono prevalentemente immagini di sovrani con il duplice scopo di celebrare l’imperatore e di tramandarne la memoria.
Nel corso dei secoli si svilupparono due diverse scuole di ritratto. La prima privilegia la rappresentazione dello spirito, cioè della personalità del soggetto; l’aspetto reale, pur rimanendo un elemento fondamentale, non contempla un realismo assoluto. Spesso i soggetti sono rappresentati in ambienti domestici, circondati dagli oggetti tipici del letterato cinese, con l’intento di rappresentare il legame strettissimo tra il letterato e la natura come fonte di ispirazione dell’arte e del pensiero. In altri casi i personaggi sono inseriti in un paesaggio idilliaco, seduti nella veranda di casa circondati da alberi, fiori, animali, o anche dai giovani figli.
Durante le dinastie Ming e Qing si affianca una seconda scuola che viene definita dei “Ritratti Commemorativi”, particolarmente interessante perché si lega strettamente al Culto degli Antenati, fondamentale nella Cina tradizionale. I soggetti sono rappresentati soprattutto in abiti ufficiali dove sono riconoscibili gli emblemi del rango a cui appartengono e con evidenti elementi simbolici che “raccontano” la storia e la funzione svolta dal soggetto. Le figure sono presentate in posizione frontale, sedute su una poltrona ricoperta di sontuosi broccati. I ritratti degli Antenati diventano esempi di etica e modello da imitare per le future generazioni. Le loro immagini esposte in occasioni particolari non solo ricordano i defunti ma rafforzano nel tempo e nella storia il senso di appartenenza alla famiglia.